All'epoca
della fondazione di Roma, il Campidoglio non era altro che uno sperone
roccioso con pareti a strapiombo e circondato dagli altri colli
romani. Per questo motivo divenne una piccola cittadella fortificata,
la leggenda narra che i Sabini se ne impadronirono con il tradimento
di Tarpea che fece trovare loro le porte aperte, per fortuna Romani
e Sabini si accordarono per creare un unico popolo. Verso il VI
secolo a.C. il Campidoglio divenne anche un santuario cittadino,
Tarquinio Prisco (per informazioni storiche vedi la sezione apposita)
vi fece costruire nei pressi un mastodontico santuario in onore
di Giove, Giunone e Minerva; da questo momento il Campidoglio è
l'emblema del potere di Roma.
Il Campidoglio in epoca Imperiale era formato dal Capitolium sull'altura
maggiore, il grande tempio di Giove e sulla destra il tempio di
Giunone. Sotto di questi fu fondato nel 78 a.C. il Tabularium con
la funzione di archivio di stato, voluto da Lutazio Catulo ed appoggiato
su di un basamento di tufo e di peperino.
In epoca medievale quest'area
era utilizzata per il pascolo delle capre, infatti era soprannominato
Monte Caprino. Dal 1536 ritornò al vechio splendore imperiale
grazie a Papa Paolo III Farnese che commissionò a Michelangelo
Buonarroti di risistemare le facciate del Palazzo dei Conservatori
e quella del Palazzo Senatorio in visione della visita di Carlo
V in Italia. Oltre a questa fu commissionata anche la costruzione
della
Cordonata, la grande scalinata che permette di accedere
alla piazza, con alla base una coppia di leoni egizi in granito
e sulla sommità le statue classiche dei Dioscuri, Castore
e Polluce; più volte studiate da artisti rinascimentali nell'intento
di copiare l'opera classica. Sulla balaustra si possono ammirare
i Trofei di Mario ovvero due rilievi marmorei di età domiziana.
Nel giardino che fiancheggia la Cordonata si può ammirare
il piccolo monumento in bronzo in onore di Cola di Rienzo ad opera
del Masini e databile 1887. Al centro della piazza é situata
la colossale statua equestre di Marco Aurelio, trasferita nel 1538
dal Laterano per ordine di Paolo III.
La facciata del Palazzo Senatorio, fu completato dagli architetti
Giacomo Della Porta e Girolamo Rainaldi, e anche quella del Palazzo
dei Conservatori fu iniziata da Michelangelo e finito dal Della
Porta. La facciata del palazzo Senatorio è ripartita da lesene
corinzie che percorrono sia il primo che il secondo piano, l'intero
edificio è coronato da una balaustra con statue e al centro
di essa vi è la porta che immette nell'Aula Senatoria. La
facciata del Palazzo presenta nella parte anteriore la fontana di
Matteo Bartolani risalente al XVI secolo, dietro di essa si trova
in un'ampia nicchia con all'interno una statua di Roma trionfante,
simboleggiata dalla Dea Minerva (I secolo d.C.) fatta di marmo bianco
con vesti di porfido. Il Palazzo dei Conservatori venne restaurato
da Giacomo Della Porta sulla base dei progetti di Michelangelo Buonarroti.
Le sale di questo Palazzo ospitano i Musei e Pinacoteca Capitolini
(per approfondimenti visitare la sezione apposita di questo sito),
vi sono conservate opere di inestimabile valore, come la
scultura
dello Spinario del I secolo d.C., due oche di bronzo rinvenute
negli Horti Sallustiani, la testa della colossale statua di Costantino,
la Venere Esquilina del I secolo a.C. e numerosi quadri del Caravaggio,
Guercino, Tintoretto, Veronese e Tiziano. Nella Sala degli Orazi
e Curiazi vi è posta la Statua in trono di Urbano VIII scolpita
da Gian Lorenzo Bernini. Oltre a questi due si ebbe la costruzione
di un terzo edificio che dava sulla piazza: il Palazzo Nuovo, questo
fu progetttato da Michelangelo ma realizzato dal Vignola e da Giacomo
Della Porta nel 1734. Anche qui si possono ammirare numerose opere
classiche, come il gruppo di statue bronzee donate da Papa Sisto
IV, una collezione di statue egizie, 65 busti di imperatori romani,
79 busti di filosofi, poeti, matematici, medici ed oratori.
Come arrivare:
Bus 64 - 40 dalla stazione Termini. Fermata Colosseo della
Metro B e proseguire a piedi per dieci minuti.